Il demone della perversità - E. A. Poe

Olio, tela, 1990

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Recensione del prof. Giuseppe Maradei, estate 1990:
"Nelle opere di Galli si nota una costante attenzione nei confronti del ruolo dell'uomo rispetto alla materia modellata dalla tecnica e la vastità iperuranica degli spazi infiniti. La predilezione di Galli è, però, accompagnata da una sorta di diffusa atmosfera che suggerisce il tipico sgomento del panico metafisico e la solitudine impalpabile e soffusa del sogno surreale. Il paesaggio è dominato da vortici che si adattano al subconscio e ricordano una psicologia a ritroso che trovi il conforto nella citazione favolistica oppure nella virile tenacia della mitologia. E' una sequela di contrappunti fantastici e creativi suffragati da estrema lucidità capace di conferire alla struttura dell'opera un ordine ed un’armonia che scandiscono con precisione i propositi ispirativi. Si tratta, in definitiva, della collocazione contemporanea di un mondo che non rinuncia al sogno ed alla leggenda eppure si staglia consapevolmente al presente senza la retorica del trionfalismo o la esagerata trepidazione dell'apocalisse".

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